L'Arcivescovo Romero come predicatore e maestro - L'Osservatore Romano, 23 maggio 2015

L'Osservatore Romano, 23.05.2015

Print Mail Pdf

RomeroII

 

di Peter Kodwo Appiah Turkson

Nel Nuovo testamento, quando Gesù parla del buon pastore, di fatto parla di se stesso. Non a caso, quando l’arcivescovo Oscar Arnulfo Romero nell’omelia pronunciata il 16 aprile 1978 nella chiesa di El Rosario riprende questo autoritratto di Gesù, inconsciamente disegna anche il proprio autoritratto.

Pertanto quest’omelia, tenuta nella domenica del buon pastore, offre l’opportunità di conoscere il presule salvadoregno dal di dentro del suo ministero. «Ogni omaggio che mi viene reso — dice — di fatto è un omaggio a Cristo il buon pastore e alla vostra fede».

Inoltre ci sono due immagini complementari che descrivono come, ai tempi di Gesù, un pastore guidava il proprio gregge. In alcune circostanze camminava davanti alle pecore, che lo seguivano; qui l’enfasi è posta sul trovare il cammino, o addirittura sull’aprire una nuova strada. In altre situazioni il pastore camminava dietro il gregge, da dove poteva vedere quale pecora o quale agnello era debole o malato, quale poteva smarrirsi o si era già allontanato. Per l’arcivescovo Romero tra gli smarriti c’erano i ricchi, i potenti, i violenti, coloro che erano in disaccordo con lui, coloro che lo attaccavano.

«I vescovi non governano come despoti. Perlomeno non è così che dovrebbero agire. Il vescovo deve essere il servitore più umile della comunità, poiché Gesù ha detto ai suoi discepoli, i primi vescovi: chi è più grande tra voi sia come i più piccoli, e il capo sia come il servo. Il comandamento che seguiamo è di servizio. Anche il nostro modo di vivere e il nostro mondo sono di servizio» aggiunse monsignor Romero la domenica successiva, 23 aprile 1978. Quindi, sia che guidi stando davanti, sia che guidi stando dietro, un vescovo «prolunga adesso la persona del buon pastore», secondo le parole di Paolo VI.

Al contrario dei ladri e dei briganti che, secondo le parole di Gesù, salgono «da un’altra parte», l’arcivescovo Romero ha detto di se stesso e degli altri vescovi: «Quelli tra noi che hanno l’onore di essere pastori, non sarebbero pastori se non fossero stati chiamati a entrare dalla porta. Il vero vescovo e pastore, l’autentico e unico Papa, è colui che è passato per la porta, la porta che è Cristo».

Quando padre Romero è stato ordinato vescovo — ed è la stessa cosa che è accaduta a me — sono state queste le parole profetiche pronunciate da chi ha presieduto la celebrazione: «Nella Chiesa a te affidata sii fedele custode e dispensatore dei misteri di Cristo. Posto dal Padre a capo della sua famiglia, segui sempre l’esempio del buon pastore, che conosce le sue pecore, da esse è conosciuto e per esse non ha esitato a dare la vita» (Rito di ordinazione episcopale, 1968). E così è stato.