Incontro con la Delegazione della Repubblica Islamica dell’Iran guidata dalla Sig.ra Shahindokht MOLAVERDI, Vice-Presidente della Repubblica per le questioni della donna e della famiglia.
Intervento di Flaminia Giovanelli,
Sotto-segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace - Donna
L’interesse del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace si concentra principalmente in tre ambiti:
La dignità della donna
- Nella Pacem in Terris, un documento considerato uno dei principali punti di riferimento per l’impegno del Pontificio Consiglio - nella quale San Giovanni XXIII sostiene che la pace non va intesa come semplice assenza di guerra, ma come convivenza armonica fra gli esseri umani e le comunità secondo l’ordine stabilito da Dio – il Papa riprende una espressione del Vangelo, i segni dei tempi. Il secondo segno dei tempi individuato dal Papa è proprio l’ingresso della donna nella vita pubblica. Si legge al numero 22:« In secondo luogo viene un fatto a tutti noto, e cioè l’ingresso della donna nella vita pubblica…. Nella donna, infatti, diviene sempre più chiara e operante la coscienza della propria dignità. Sa di non poter permettere di essere considerata e trattata come strumento; esige di essere considerata come persona, tanto nell’ambito della vita domestica che in quello della vita pubblica».
- Accesso all’istruzione: questo è un altro fatto altamente significativo in questo ambito perché, in certo senso, è propedeutico al primo. Purtroppo bisogna riconoscere che, malgrado i progressi compiuti, la piaga dell’analfabetismo persiste ancora e colpisce prevalentemente le donne. Nel 2010, secondo i dati UNESCO più recenti, gli adulti analfabeti erano 775 milioni e di questi, due terzi, il 64%, erano donne. Da notare che questa proporzione non è cambiata negli ultimi decenni. Un segno dei tempi altamente positivo è, però, l’assegnazione del premio Nobel 2014 alla giovane Malala Yusufzai
- Accanto ad un segno dei tempi positivo come questo, non si può fare a meno di notare il rinascere di nuove schiavitù, e in particolare l’affermarsi del fenomeno dell’Human Trafficking che colpisce le donne, anche questo, in numero prevalente rispetto agli uomini. Ciò accade non a caso, poiché una delle prime cause del fenomeno risiede nella povertà che permane “al femminile” colpendo più, anche qui, più le donne degli uomini. Il Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace 2015 sul tema Non più schiavi, ma fratelli affronta, appunto, tale questione nei suoi diversi aspetti ricercandone anche le cause. In questo ambito è interessante richiamare l’attenzione su due eventi di particolare risonanza, quello Interreligioso svoltosi in Vaticano (Casina Pio IV) cui ha preso parte anche il Presidente del Pontificio Consiglio, Card. Peter Turkson, per la firma della Dichiarazione contro la schiavitù da parte dei Leader religiosi, il 2 dicembre 2014 e la Prima Giornata Internazionale di Preghiera e Riflessione sulla tratta di persone tenutasi domenica 8 febbraio nella festa di Santa Bakhita.
- Sul versante civile è rilevante anche l’entrata in vigore il 1° agosto 2014 della Convenzione di Istanbul, cioè della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Sebbene la Santa Sede abbia delle riserve su alcuni punti, è innegabile il valore di tale strumento giuridico.
L’aumento rilevante nella percentuale delle donne migranti
- Tale fenomeno ha una prima importante e negativa conseguenza sulle famiglie lasciate nei paesi di origine: l’emergere del cosiddetto «care drain».
- Ma va considerata anche un’altra conseguenza, il decisivo contributo che il lavoro delle donne migranti, spesse volte di carattere domestico, offre all’economia mondiale, sia in maniera diretta – attraverso le cosiddette rimesse - che indiretta, giacché, prendendosi carico della gestione della casa e dell’accudimento degli anziani, dei bambini e delle persone con disabilità nei paesi di accoglienza, esse consentono ad altre donne di svolgere un ruolo attivo nella società.
- È anche vero che le lavoratrici domestiche sono le meno difese e tutelate. A questo proposito, la Santa Sede ha sostenuto con convinzione la Convenzione n. 189 dell’ILO sulle lavoratrici e i lavoratori domestici, adottata il 16 giugno 2011 ed entrata in vigore dal 5 settembre 2013, e la Raccomandazione n. 201 che completa il trattato attraverso orientamenti più dettagliati sulla maniera in cui le norme della Convenzione dovrebbero essere applicate. La Convenzione impone agli Stati che l’abbiano ratificata di adottare misure che assicurino il rispetto, la promozione e la realizzazione dei principi e diritti fondamentali del lavoro: la libertà d’associazione ed il riconoscimento effettivo del diritto alla negoziazione collettiva; l’eliminazione di ogni forma di lavoro forzato o obbligatorio; l’abolizione effettiva del lavoro minorile e l’eliminazione della discriminazione in materia di impiego e di professione.
Il ruolo della donna nella costruzione della pace
· Le donne manifestano una capacità particolare, benché a volte nascosta e non riconosciuta, nelle pratiche di pacificazione per le quale esse sono particolarmente dotate. In effetti, possono contare sulle caratteristiche femminili della concretezza e della creatività come pure sul sentimento materno di naturale rispetto e attaccamento alla vita.
· Gli esempi sono innumerevoli e in più circostanze il Pontificio Consiglio ha cercato di farli conoscere. In occasione del Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1995, l’anno della Conferenza dell’ONU sulla donna a Pechino, venne organizzata a Loreto, un luogo particolarmente significativo per la cattolicità italiana, una giornata di testimonianze di donne, attive nella costruzione e nell’educazione alla pace in territori di conflitti e di guerre. Esse provenivano dal Burundi, dalla Ex-Yugoslavia, dall’Irlanda e dal Sud Africa.
· Anche in occasione del grande Convegno con il quale è stato celebrato il 50° anniversario dell’enciclica Pacem in Terris, nel 2013, sono state presentate alcune buone pratiche con particolare attenzione a quelle messe in atto da donne.