Sabato, 2 Gennaio 2016 alle ore 17.30 presso la chiesa di S.Antonino – S.Rocco di Carini (PA), l’Arcivescovo Mons. Michele Pennisi, ha convocato tutti a partecipare alla Marcia della Pace alla quale hanno preso parte anche rappresentanti religiosi della comunità islamica, di quella valdese metodista e di quella ebraica.
All’indomani della Giornata Mondiale della Pace 2016 accogliendo il Messaggio di Papa Francesco “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”, l’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro, l’Ufficio Catechistico e la Consulta per le Aggregazioni Laicali hanno voluto offrire alla Comunità Diocesana tutta un momento di riflessione e preghiera.
L’evento si è svolto con la collaborazione e il coinvolgimento di varie associazioni e aggregazioni laicali: l’Azione Cattolica Diocesana, la Federazione Diocesana delle Confraternite, le comunità Scout, i Sindacati CGIL, CISL, UIL e MCL.
Nell'occasione, l'Ufficio Stampa dell'Arcidiocesi di Monreale ha diffuso questa intervista a Sua Eccellenza Mons. Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale e Membro del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
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· Per la Giornata della Pace del 1 gennaio sono in programma nella sua Diocesi particolari iniziative?
Il I gennaio in tutte le chiese si pregherà per la pace e si rifletterà sul messaggio di papa Francesco sul tema “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”Il 2 gennaio faremo a Carini una Marcia della Pace organizzata dall’Ufficio della pastorale sociale e del lavoro , dell’Ufficio Catechistico, della Consulta per l’Apostolato dei Laici alla quale hanno aderito parecchie associazioni cattoliche a partire dall’Azione Cattolica, i rappresentanti delle Confraternite, i sindacati GCIL, CISL, UIL. Saranno presenti un pastore valdese metodista, un pastore evangelico, un iman mussulmano e un rappresentante della comunità ebraica perché la pace interessa tutte le religioni. La marcia inizierà alle ore 17,30 dalla chiesa di S. Antonino e si concluderà nella chiesa madre di Carini dove presiederò la celebrazione eucaristica.
· Mons. Pennisi, sono molte le parole chiave che il Messaggio del Papa di quest’anno propone. Partiamo dalla prima, quella del titolo: l’indifferenza, che è quella dell’uomo verso Dio .
· L’uomo di oggi non è appena indifferente a Dio, ma, cosa ancor più grave, indifferente, anche a sé stesso e al prossimo, perché pensa di essere “l’autore di se stesso”, ma anche perché “si sente autosufficiente e mira non solo a sostituirsi a Dio, ma a farne completamente a meno”. La conseguenza è che si sente portatore solamente di diritti. La verifica si può fare o ascoltando un qualunque dibattito televisivo o recandosi al mercato a fare la spesa. Ci si lamenta di tutto e di tutti, ma soprattutto non si è disposti a dare nulla per contribuire al “bene comune”.
· Quali sono le conseguenze di questo atteggiamento a livello sociale e politico?
· L’indifferenza verso Dio supera la sfera personale ed investe la sfera pubblica e sociale, provoca soprattutto chiusura e disimpegno, e così finisce per contribuire all’assenza di pace con Dio, con il prossimo e con il creato.
· Quali sono le conseguenze a livello ambientale?
· Vivendo in una casa comune, non possiamo non interrogarci sul suo stato di salute, come ho cercato di fare papa Francesco nella lettera enciclica Laudato si’. L’inquinamento dell’aria che abbiamo constatato in questi giorni soprattutto nelle grandi città ,l’aumento della temperatura che scioglie i ghiacciai , il deterioramento dell’ambiente naturale , sono sovente frutto dell’indifferenza dell’uomo verso gli altri, perché tutto è in relazione.
· Ma Dio continua ad interessarsi degli uomini, visto le cose gravi e atroci che accadono nel mondo?
· Non ostante la paura per le minacce dei terroristi e l’incertezza per il nostro futuro dobbiamo avere la certezza che Dio non mancherà di starci accanto ogni giorno, inondandoci della Sua Misericordia. Il santo padre Francesco ci dice:” Dio non è indifferente! A Dio importa dell’umanità, Dio non l’abbandona!
· Andiamo ad un’altra parola chiave del Messaggio di quest’anno: la misericordia.
· Anche in questo caso non commettiamo l’errore di ritenere che la Misericordia per quest’anno deve essere come il cacio sui maccheroni: ci deve stare sempre perché c’è il Giubileo. Il Papa scrive: “La Misericordia è il cuore di Dio. Perciò deve essere il cuore di tutti coloro che si riconoscono membri dell’unica grande famiglia dei suoi figli.” Quindi, la Misericordia non è un affare dei cattolici, magari fino all’anno prossimo. E’ una condizione di esistenza della convivenza umana, quindi elemento costitutivo della pace. Poi però rivolto ai fedeli aggiunge: “E’ determinante per la Chiesa e per la credibilità del suo annuncio che essa viva e testimoni in prima persona la misericordia”. Quindi la Misericordia è elemento costitutivo anche della esperienza ecclesiale.
· In occasione della presentazione alla stampa del messaggio di quest’anno a Lei è stato chiesto un contributo ed una testimonianza sul tema delle carceri. Perché?
· Nel Messaggio c’è l’invito urgente ad adottare “misure concrete per migliorare le loro condizioni di vita nelle carceri, accordando un’attenzione speciale a coloro che sono privati della libertà in attesa di giudizio, avendo a mente la finalità rieducativa della sanzione penale e valutando la possibilità di inserire nelle legislazioni nazionali pene alternative alla detenzione carceraria”. Più volte e in varie modalità e circostanze mi sono imbattuto col problema delle carceri e numerose sono le visite ai detenuti che ho fatto. Pace e misericordia sono esperienze concrete e drammatiche che si vivono in ogni penitenziario.
· In particolare di quale esperienza ha dato testimonianza?
· Dell’ultima che ho fatto il 9 dicembre scorso al carcere dell’Ucciardone a Palermo, all’indomani dell’apertura del Giubileo della Misericordia. Dopo aver ottenuto i relativi permessi e in comunione con il nuovo arcivescovo di Palermo mons. Corrado Lorefice, assieme ad alcuni professori e studenti del Parlamento della Legalità, ho incontrato i detenuti della casa circondariale dell’Ucciardone. In un clima di grande commozione, dopo aver commentato la parabola del Padre misericordioso che accoglie il figlio prodigo e l’episodio dell’incontro di Gesù con Zaccheo il pubblicano, ho parlato ai detenuti della modalità di ottenere l’indulgenza del Giubileo in carcere, ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre ricco di misericordia. Parecchi detenuti avevano le lacrime agli occhi e mi hanno chiesto di ringraziare a nome loro papa Francesco.
· Intanto però, malgrado le visite e i proclami, le condizioni nelle nostre carceri sono sempre disumane. Che fare?
· Mi auguro che nella Chiesa e nella società civile si tenga conto dell’art 27 della Costituzione Italiana che recita: “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. La pena dentro la prigione ha senso se, mentre afferma le esigenze della giustizia e scoraggia il crimine, serve al rinnovamento della persona, offrendo a chi ha sbagliato una possibilità di riflettere e cambiare vita, per reinserirsi a pieno titolo nella società. La comunità cristiana è chiamata ad educare, aiutare, riabilitare, far sentire ciascuna persona degna di essere amata e di essere promossa nella vita sociale.